Anna Giunchi Blog Personale


domenica 21 aprile 2024

Sull'Appia eterna...



Ho dovuto vincere una mia resistenza con forte motivazione, stamattina, per buttarmi tra 7000 persone e dare del mio meglio.
Sto lavorando molto, mi piace quello che faccio, ma mi accorgo che ne sto dando priorita'. Il lavoro mi ordina. Mi sento responsabile di quello che sto facendo e fatico sempre di più a staccare da tutto, per pensare unicamente a me. Una volta lo facevo...adesso sto provando a farlo, ma non mi riesce.

Mi impongo di prendermi dei weekend per
 staccare dalla rigida routine che mi ingabbia, ma nei pensieri esco sempre condizionata da una frase: "Domani lavoro, non esageriamo".

E il lavoro non è tutto, ma il mio lavoro è differente, perché è una missione. Perché mi prendo cura di ragazzi che hanno fiducia in me, che meritano il mio meglio, e non posso deluderli. Non devo.

Questa mattina non ero concentrata su me stessa: ieri avevo lavorato, sempre a Roma, e non ero mentalmente "libera".
Mi sono "liberata" quando ho iniziato a riscaldarmi, quando ho sentito il sole e l'aria frizzante di Roma sulla mia pelle. E quando ho terminato questa Appia Run, che è una delle gare in assoluto che amo di più, mi sono detta che devo costringermi a lasciarmi andare, per pensare a me, alla corsa, alla cosa che più amo fare, perché non imposta.
Da tempo sto correndo per liberarmi da pensieri e preoccupazioni; una volta correvo per correre, per finalizzare una prestazione sportiva.
Con il tempo si cambia e forse i pensieri appesantiscono pure le gambe, o forse sono nuvole di periodi che passano sulla fronte, condizionando i propri sentimenti.
Eppure, dopo la gara di domenica scorsa a Passoscuro, mi sono convinta di poter dare ancora qualcosa e oggi, migliorandomi di 1km sulla Appia Run, mi sono autostimata ancora di più.
Sto iniziando ad abituarmi alle scarpe Brooks comprate tempo fa, inizio a sentire i benefici dell'acido ialuronico al ginocchio, ho rimesso nel corpo un pò più di forza.
E mi sono accorta che amo correre, che mi diverte, che i viaggi in treno valgono la pena per quel che raggiungo, che gli amici che incontro ogni volta sono meravigliosi e che, lo ripeto spesso, il clima che si respira nelle gare laziali è unico. E non parlo solo delle organizzazioni, della solidarietà tra società, dalla purezza delle persone del mio gruppo sportivo...parlo di una città che ogni domenica presta la propria bellezza per noi. E questo è veramente uno spettacolo unico.
Il mantenere un punto di contatto lavorativo a Roma, l'aver scelto di gareggiare nelle sue manifestazioni, sono quegli elementi che mi permettono di ricaricare le pile, per ripartire più forte.
Ed è vero, forse siamo fatti per gli altri ma a volte è proprio la maturazione di un pieno contatto con sé stessi che può poi permetterci di vivere secondo le nostre possibilità.
Oggi ho corso una gara di 13,4km su 5 pavimentazioni differenti, e mi sono stupita per come "girassero" le mie gambe. Cosa è stata, in fondo, questa botta di adrenalina che porto ancora addosso? Nulla, per chi non la prova.
Ma dentro di me è salito l'effetto di una iniezione di fiducia che, da stasera, mi renderà più serena e più forte.
Sono pronta per ricaricarmi, appena potrò.
Per ora sorrido, e nient'altro. Sono fiera di me... per così poco? Sì, sono fiera per quel poco in cui riesco.



 


 

domenica 14 aprile 2024

Quel Passoscuro luminoso

 

Ogni volta che torno da un weekend romano, mi arricchisco con qualcosa in più, come se fosse una iniezione di Vita.
Nonostante l'incastro che ho di impegni tra lavoro, gare dei ragazzi, allenamenti, corsi della Protezione civile e altro, sento che questo piccolo sacrificio organizzativo nella mia vita ci vuole.
Perché è un aprirmi ogni volta a vissuti nuovi, è un ricalcare quasi 10 anni di vita in cui ho sfiorato una realtà più grande ed è, ovviamente, un ritrovare gli amici, che non lascerò mai, perché mi meritano.
Giovanni ogni volta trova spazio per me, così come Marco ed Elisa, che sono ormai una mia certezza. 

Ho lasciato dei posti che ancora conservano i miei passi e il mio cuore e, per fortunate circostanze, ho pure mantenuto e rinnovato una realtà lavorativa, che mi forza con un piacere più "strumentale" l'essere periodicamente presente.
E poi, per mia scelta, voglio gareggiare nel Lazio. Perché sono una persona difficile, che va solo dove si trova bene, dove sente che il valore sportivo incarna quella che è la mia visione del tutto.
E quindi, dopo un mese, riattacco un pettorale e corro 10km e poco più, tra Passoscuro e Maccarese, in una giornata giudicata calda, ma viva e colorata.
Parto senza troppa carica agonistica, insicura di quello che avrei potuto fare, condizionata anche da un ginocchio in trattamento, ma finisco bene e in progressione, con 44'35 di mio real time. Mi riscopro con ancora qualcosa da dare, e mi preparo per una delle mie gare preferite: l'Appia Run.

Ho passato il mio compleanno nella Capitale, e sono riuscita a trovare spazio per tanti amici, che ho voluto con me, per condividere il "mio" giorno. E non è poco aver ricevuto affetto da loro.
Grazie a chi mi vuole bene. Lo sento. Il sentimento è reciproco. Ora torno a casa, per festeggiare ancora!

Tirana. E la sua piazza

Non vengo da un mese "vuoto". Sono stata in vacanza, a Tirana, dove ho scoperto una realtà umana accogliente e calorosa, in cui ho staccato completamente dalla mia realtà italiana. Albania. Tenevo ad andarci, una città un cui, tra modernità e sprazzi di murales e colori, si incava una realtà rurale, polverosa, quasi anonima. E questo mi ha affascinato.

Diverse manciate di anni fa, alle elementari la maestra ci chiese di domandare ai nostri nonni episodi inerenti la guerra. Ricordo che mio nonno mi raccontò una esperienza in Albania quando, sentendo la chiamata del  Müezzin, per la preghiera, lui e gli altri soldati si stupirono su cosa fosse quella chiamata, indicante  l'adhān dal minareto della moschea.
In questi giorni, dopo anni, anni e ancora anni, sono andata in quella piazza e ho ritrovato quella moschea. Mi è bastato ascoltarmi, per capire che mi trovavo esattamente dove si era recato lui in tempo di guerra.
Ogni mattina la raggiungevo, per correrci intorno...variazioni, fondo lento, sempre nello stesso posto.
Non ho fatto nulla di particolare, ho solo ascoltato quello che mi sentivo di fare. Non ho cambiato nulla, quando sono partita tutto è rimasto esattamente come stava prima. Non ho spostato nulla: mio nonno sarà dove è sempre stato.
Sono cambiata io. Più forte, più vera, più ancorata al mio passato.




domenica 17 marzo 2024

Rome in my life painting

 

Così scrivevo sabato 16 marzo, giorno antecedente la Maratona di Roma:

"Non sono pronta.

Non ero pronta per il concorso.

Non sono pronta per una Maratona.

Non sono mai pronta, per la verità, e forse non sono l'unica.

Non siamo pronti ai cambiamenti, alle preoccupazioni, agli esami, agli esiti di questi, alla guida e nel transito pedonale.

Perché, per quanto ci possiamo impegnare nello studio, nell'allenamento, per quanto possiamo usufruire dell'esperienza di vita o del confronto con gli altri, ci sarà sempre l'imprevisto, l'inatteso, a prevalere su di noi.

Io non sono pronta a correre 42 km e potrei motivare la cosa con infinite "scuse", tra le quali una vescica che da 15 giorni mi sta invitando a non correre. E poi...altro.

Però sono qui, ci sono, ci sono voluta essere perché oggi ho i pensieri più leggeri, e perché so che correre è sempre stata la mia automedicazione. È sempre stata la mia maschera di ferro contro il mondo esterno, quella maschera che, quando andavo, sempre secondo le mie possibilità, "forte", mi hanno fatto sembrare "forte" anche a dispetto delle mie fragilità interiori.

Quell'apparire che ci costruisce nel corpo una fortezza, con l'accortezza, però, di accertarsi della solidità di tutti i mattoni.

Un tempo la testa mi avrebbe fatto andare avanti contro ambiente e fisico, con l'impeto del mio segno zodiacale. Oggi ascolto più il fisico che, però, in un circolo vizioso, a sua volta ascolta una mente che deve ancora liberarsi di molte zavorre di pensiero.

Non sono pronta, ma ci sarò, e ci sarò per Roma e tutte le persone che da Roma mi fanno da mattoncini di vita.

Oggi è primavera, e penso che sia arrivata con il mio treno: fa un caldo che si propaga nella pelle.

Non sapevo fosse già arrivata, non ero pronta, perché si può non essere pronti anche a meravigliarsi.

Domani vorrei meravigliarmi."


E sono riuscita a terminarla, questa Maratona. Volevo terminarla, come parte di un percorso di vita.

Perchè Roma mi meritava.
È da novembre, inizio della mia bronchite, che si è protratta per due mesi, che ripetevo a me stessa, come se fosse un mantra, che non sarei stata pronta per correre 42 km.
Seppur a Roma.
Ho sottovalutato una vescica, emersa durante i 30km di Bologna, che ho corso come lungo, che non mi ha dato tregua, fino ad oggi.
E poi, tante problematiche, un carico personale di preoccupazioni, che mi hanno fatto riflettere sulla possibilità di partecipare o no alla Maratona di Roma. E, a quel punto, ho cambiato mentalità. Ho provato ad immaginare questi 42 km come un viaggio personale, come la focalizzazione di una meta da raggiungere, come una splendida giornata di sole nella città che mi ha dato e ancora mi dà una iniezione di vita.
Ho pensato agli amici, i più cari che ho.
Ho pensato agli anni universitari, agli allenamenti, alla vita del centro storico.
E ho terminato la gara, correndo 30km e camminandone 12, quando il dolore al piede (sempre causato da Lei) si stava manifestando con troppa irruenza.
Ho ascoltato il fisico? Ho ascoltato la testa?
Il cuore. Ho ascoltato il cuore, che mi ha invitato ad andare avanti, baciata dal sole, in mezzo a migliaia di migliaia di persone, incitanti e sorridenti.
Ho trovato amici ai ristori, che fanno e faranno parte del mio percorso, e ho desiderato incontrarli.
Ho incontrato bandiere di paesi che ho visitato, ho conosciuto volti nuovi, ho fatto riaffiorare ricordi e sono andata verso la conquista di una medaglia, che ora porto al collo.
Non ero pronta, è vero.
Ma c'ero. Ci sono stata, ho voluto esserci. Non basta?










domenica 25 febbraio 2024

Vedi Napoli e poi...


Il mio programma dei tre weekend affollati di impegni sportivi è terminato oggi, con la mezza maratona di Napoli. Dopo i 30km a Bologna, mi impegnerò a preparare la maratona di Roma, senza avere aspettative, dato che ho pochi lunghi nel serbatoio e i due mesi di influenza mi hanno un po' condizionato la preparazione.

Sto un pò testando differenti scarpe da gara, ma ancora non sono convinta del modello che mi accompagnerà per 42 km.
Ho atteso tanto questo weekend a Napoli, al punto che è già terminato, da quanto lo ho vissuto intensamente.
Mancavo da tanto tempo da questa città, che ogni volta sa come catturarmi. È una città bellissima e la cosa che ho colto, ma che non mi ha stupito, è di come stia, da anni, venendo apprezzata da sempre più persone, che ne gradiscono il clima, l'atmosfera la cultura, l'ospitalità degli abitanti. Per prenotare questo weekend mi sono dovuta muovere diversi mesi prima.

Ed eravamo veramente tantissimi in questa mezza maratona, motivo per cui sono partita con poca carica agonistica, pur cercando una progressione negli ultimi km.
A parte qualche sprazzo di brillantezza in certe gare più corte, mi sto rallentando molto, ma penso che l'atto più corretto sia quello di non ingannare il tempo.
Mi sono divertita, perché il percorso è stato veramente bellissimo, con eccellente organizzazione verso l'alto numero di partecipanti, a partire dell'accoglienza al Museo di oltremare, ai punti ristoro durante il percorso, alla gestione del traffico.



"La carica" è  un concetto con molteplici significati. "Ti carico": in macchina, ad esempio, nel senso di un passaggio.
"Ti carico prima di una gara", per darti energia. "Sei carico"? "Sei pronto"? Il carico, a briscola. Caricare la batteria di un dispositivo o di una vettura.
Ecco, Napoli è una città che mi carica. Mi carica di emozioni, che però non pesano. Mi dà la carica, perché mi rende ottimista.
Mi rende felice, perché è bella, perché è calorosa, perché è viva.
In questo mordi e fuggi, in occasione di una mezza maratona in cui avrei potuto fare e dare di più, mi sento serena e felice. Napoli è sempre carica di intensità e non si può viverla in bianco e nero.
Perché Napoli è azzurra come il cielo, come l'Italia, come il mare, come quell'effetto cromatico che ti rende sereno e ti fa sollevare.
Napoli è tutto quello che non si può descrivere, perché strabordante di vissuto. Ed io avrei tante cose da raccontare, ma devo ancora metterle tutte insieme.
Perché Napoli è anche questo: entropia. Il caos vitale, là dove la vita va vissuta prendendo ogni volta un tono diverso da una tavolozza di colori. Ogni giorno un colore originale e brillante.
Il cielo è tornato sereno, sopra di me, e lo vedo dal finestrino del treno del ritorno.

domenica 18 febbraio 2024

Tra riflessioni, riflessi e Facoltà


Un weekend lungo romano, baciata dal sole, fortemente voluto, stanca della nebbia e dell'umidità. Non mi sono fatta mancare niente, neppure gli acquisti delle scarpe che mi faranno compagnia per la Maratona, tra un mese. Non mi sono fatta mancare le serate con gli amici, l'allenamento al parco della Caffarella, le "vasche" in via del Corso, la vita mondana...


E domenica 18 febbraio, oggi, come da programma, ho corso una bellissima Xmilia insieme ad altre 1300 persone, concludendo anche con una buona progressione e un minuto meglio del mio 1h07 del 2023.
Mi piace molto questa gara, perché si corre in una locazione unica, tra policlinici, moderne sedi universitarie, saliscendi allenanti. Lo spazio permette di lasciarsi andare, senza troppi intruppamenti. Organizzazione Top, e memorial Calligaris, molto sentito da chi valorizza chi sacrifica sè stesso per la patria.
Correre fa pensare: a volte mi ritrovo a rimpiangere la persona che ero, con più temperamento, che lottava per chiarire fatti e antefatti con le persone cui teneva, scaldandosi pure con evidente fuoco temperante.
Con il tempo si cambia.


Si preferisce il guardare più alle conseguenze che non alle cause. Non mi interessano più le cause, ma unicamente gli effetti.
Ho ritrovato gli amici di sempre, ho perso qualcuno, ma mi lascio scivolare una previsione con assoluta serenità. Il destino si abbarbica in noi e decide lui.
Ho ritrovato persone che hanno avuto tempo per me. Loro saranno il mio presente e futuro.
I rapporti evaporano più o meno in fretta a seconda della profondità, e il sole ha sciolto diverse pozzanghere.
Sono contenta di quello che so dare.
Oggi ho dato fiato e cuore per il mio gruppo militare, e sono stata bene, sono persone splendide.
Torno con la molla di spinta che mi porterà a dare sempre il meglio, rispettando me stessa e gli altri.
Un weekend schizzato via come un treno ad Alta Velocità...a questo non c'è rimedio, solo il Tornare.

domenica 11 febbraio 2024

Correre per pensare, correre per non dimenticare...

Accademia di Modena: maratonina di San Geminiano, foto ricordo.

Uno stop dalle gare al seguito della Tre Comuni, seguita da 13 km non competitivi a Modena, in compagnia della mia squadra, venuta apposta per presenziare l'evento. Domenica scorsa ho invece corso 32km. 

Dicevo di Modena...Ed è già passato un anno...un anno da quella giornata di forte impatto emotivo, in cui, come una spugna, recepivo tutto quello che mi veniva trasmesso da chi, in Accademia militare, si è formato.

Ricordo che l'anno scorso corsi con non poca fatica, ma la gioia e l'entusiasmo nell'esserci smorzarono tutto. Corrida di San Geminiano.

E volevo esserci anche oggi, 11 febbraio, per la Corsa del Ricordo, Roma, quartiere Giuliano Dalmata. Evento al quale, purtroppo, sono sempre mancata a causa di sovrapposizioni di impegni. Beh, quest'anno ho voluto fortemente esserci.

Carica del lungo, già citato, di domenica scorsa, sapevo che, a livello di corsa su 10km, mi sarei dovuta preoccupare esclusivamente di velocizzarmi un po'.

Percorso vario e impegnativo, molto allenante, che mi ha portato ad un primo posto di categoria. E per me è già tanto.

Un evento di portata morale non indifferente, alquanto sentito dai miei compagni di team, che condividono con me non solo km, ma anche pensieri.
Mattinata caratterizzata da forte vento e pioggia a tratti, che non ha condizionato la cerimonia di deposizione della corona per le vittime delle foibe.
Ho imparato molte cose, grazie al presidente Stefano del mio gruppo sportivo, e non nego che il sentire le parole di chi ha vissuto certi momenti in veste di militare, di chi vive le Istituzioni con profondo rispetto e devozione, mi tocca sempre nell'animo, soprattutto se do' un occhio al capitombolo che sta facendo il pensiero collettivo di molte persone.
Io sento i valori, e il richiamo ad esserci. Oggi il mio desiderio, in un momento in cui il pensiero dello spessore della vita umana, indipendentemente da etnie e ideologie politiche, dovrebbe sconfinare su tutto, era talmente forte da portarmi ancora una volta in questa città che amo.
In un quartiere che non conoscevo, confinante con quello, la Cecchignola, che ho vissuto e ho ancora dentro da anni. Un quartiere a me ignoto nella sua storia e nei suoi volti, che aspettava l'Oggi per mostrarsi con i suoi cuori e le sue speranze a chi ha partecipato a questa manifestazione unica.
Passo dopo passo, un invito a riflettere...spesso ci penso, ma correre fa pensare, e tanto.

E infine un pensiero tutto per Giovanni, che c'è sempre. L'amicizia, dopotutto, si determina dal Tempo. Vissuto e donato. Di questi...tempi non diamo per scontato nulla: avere un vero amico è una grande fortuna.




Anna Giunchi la maratoneta

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